Intervista a Luca Papaianni

Autoritratto di Luca Papaianni

Perché ti sei approcciato alla fotografia di giocattoli?
Sin da piccolo, giocando con le macchinine e i miei personaggi, cercavo di vivere in prima persona le storie che creavo fino a diventarne il protagonista assoluto. Sebbene la fotografia sia arrivata in seguito, sin dalla mia prima macchina fotografica i soggetti sono stati i miei giocattoli. Così facendo potevo finalmente portare alla realtà le storie che immaginavo, imprimerle per sempre e dare agli altri la possibilità di viverle. I giocattoli che uso sono solo ed esclusivamente inerenti al mio stile di vita, al mio modo di pensare, ai miei ricordi.

Le tue foto hanno una spiccata componente cinematografica: ti ispiri a qualcuno in particolare?
Mi sono sempre ispirato allo stile cinematografico noir e al thriller classico, ambientazioni dettagliate, contrasti, ombre e luci mixate in modo da rendere la scena piena di suspense o quantomeno capace di incutere un sentimento. Per molti dei miei scatti, inoltre, mi ispiro a Tim Burton, senz’altro il mio regista, disegnatore e inventore preferito. Tim Burton racchiude in sé tutto ciò che è la mia vita: dal tormento alla gioia, da un estremo all’altro, regolati semplicemente dall’uso del bianco e nero.

Se dovessi scegliere una serie di giocattoli in particolare che vorresti fotografare quale sarebbe e perché?
Sinceramente non saprei scegliere una serie precisa poiché, come detto precedentemente, ogni cosa che scelgo è ponderata e decisa da ciò che ho sempre amato. Nei miei ultimi scatti sto trattando principalmente modellini fuori produzione prodotti oltre vent’anni fa, anche cinquanta, che rappresentano una delle mie passioni più grandi. Oltre a questi sto trattando personaggi provenienti dai film di Tim Burton e personaggi dello Studio Ghibli, una casa cinematografica che per il 98% delle pellicole parla anche di me. Lo ribadisco nuovamente, non saprei proprio scegliere! Dipende sostanzialmente da come mi sento, infatti “scatto a sentimento”, cercando di creare e immaginare la scena ancor prima di scattarla basandomi semplicemente su ciò che mi passa per la mente.

Considerato che hai scelto la fotografia come stile di vita, cosa speri ti possa portare questo genere fotografico?
Visto che penso sempre in grande, mi piacerebbe poter esporre in tante città, raccontare la mia vita al mondo intero e magari lavorare nel campo del cinema sfruttando proprio questo stile.

Hai già in mente nuovi progetti a tema fotografie di giocattoli?
Ho sempre in mente nuovi progetti, ogni cosa che sento, che provo o che vedo lo diventa automaticamente. Le mie foto sono il riflesso della mia vita e credo cesseranno di esistere quando io cesserò di esistere. Tra i nuovi progetti già in fase di realizzazione, però, c’è “soldati”. Questa serie vede protagonisti dei soldatini in giro per le strade, che non fanno la guerra, non muoiono ma lottano pacificamente contro le ingiustizie e le cattiverie. Un altro mio progetto già iniziato è il racconto di Londra degli anni ’60 -‘70 attraverso il bianco e nero “nudo e crudo” ed i miei “fuori produzione” che hanno il sapore di quegli anni. Mi definisco un sognatore, perciò posso dire che i miei progetti non sono nemmeno iniziati.

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