Quando hai cominciato ad avvicinarti al mondo della fotografia?
Mi sono avvicinato al mondo della fotografia circa sei anni fa. Non disponendo personalmente di macchine fotografiche, ho cominciato con la fotografia analogica utilizzando la macchina fotografica di mio padre, una Canon T70. Sebbene i risultati iniziali non siano stati dei migliori, ho continuato a fotografare in analogico per circa un anno e mezzo per poi passare, visti gli elevati costi di sviluppo e stampa e l’assenza di una camera oscura, al mondo della fotografia digitale.
Quali sono stati i fotografi da cui hai tratto ispirazione?
Parte della mia formazione è legata a fotografi italiani come Luigi Ghirri e Gabriele Basilico e allo stile documentaristico di Gianni Berengo Gardin. Per quanto concerne la fotografia estera, particolare ispirazione l’ho tratta da tutto il filone della “New Deal Photograpy” di cui Dorothea Lange e Walker Evans sono fra i massimi esponenti. Non si tratta di una semplice ed unica ispirazione, ma di una vera e propria contaminazione stilistica che mi sta conducendo verso la ricerca di un mio stile personale.
Da quanto detto finora sembra quasi tu prenda la fotografia non come una semplice passione ma come una vera e propria forma d’arte. Quali sono i tuoi progetti futuri?
In futuro mi piacerebbe riprendere la fotografia analogica, provando magari a trovare un altro modo per concepire questo medium, e realizzare una camera oscura avendo così un rapporto materiale con la fotografia. Sebbene non rappresenti al momento una delle mie priorità, mi piacerebbe poi cercare di trovare, senza troppe forzature, questa mia “strada stilistica”.
Ultima domanda: che cos’è la fotografia per te?
Non credo vi sia una definizione vera e propria: definire la fotografia sarebbe riduttivo. Considerate le molteplici difficoltà odierne che si hanno nel definire il linguaggio, credo che la fotografia possa essere intesa come uno strumento utile nel definirlo.
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